sabato 16 giugno 2007

Mai come ieri...



Oggi, ho avuto molto tempo per riflettere, pensare, valutare..
Riflettevo su una situazione personale, e mentre lo facevo, ascoltavo "Mai come ieri", di Carmen Consoli e di Mario Venuti...
Forse è vero che "non può essere mai come ieri...", è vero che quando qualcosa succede, quando la scopri, dentro di te qualcosa si rompe... cambia inesorabilemnte... anche se non vuoi accettarlo, anche se inizialmente non ti pesa...
A me inizialmente non pesava, o forse non volevo crederci, o forse non avevo razionalizzato...
Adesso lo vedo a mente fredda, freddissima... e oggettivamente non c'è stato rispetto nei miei confronti...
Il rispetto dovrebbe essere la prima cosa, in un rapporto di qualsiasi genere, che sia di amore, di amicizia, di parentela, di affetto...
La cosa assurda, è che io continuo a portarlo, anche se a me è stato negato...
Ma è nella mia indole portare rispetto fino in fondo, me lo impone la mia dignità, non di certo la paura del giudizio degli altri...
Forse darò la "stoccata finale", dove uscirà fuori tutta la rabbia che ho dentro...
La mia rabbia non è una cosa cattiva, non è odio, è semplice indignazione..
Ma come si può?
Non mi capacito... e allo stesso tempo mi rendo conto che non me lo merito... non mi merito chi non mi rispetta, chi non ha il coraggio (per non dire: le palle) di dire le cose come stanno, chi crede che io sia una bambolina che deve stare zitta... che deve subire sempre..
Sti cavoli!!!
La cosa che mi angustia profondamente è che la persona in questione non è un ragazzino, è un maschio (definirlo Uomo a questo punto sarebbe eccessivo e fuori luogo) di 40 anni...
E io che da piccola ho sempre creduto che una persona a 40 anni fosse "grande", fosse capace di prendere delle decisioni, di portare avanti una famiglia, di essere autonoma...
Mi ritrovo a ricredermi invece... e con molta difficoltà accetto questa cosa...
Si, con molta difficoltà ... ma molta...
Non giudico, non me lo posso permettere, nè me lo voglio permettere, assolutamente...
Però a 40 anni, non avere l'esigenza di andare a vivere da solo, avere bisogno di stare a stretto contatto con la mamma, dire "se mia madre muore per me non ha più senso la vita", sinceramente normale non è...
Forse è proprio a causa dei genitori iper protettivi a volte, che i figli vengono su ossessionati dalla loro presenza... con la paura di non farcela se loro non ci sono per consigliare e spesso e volentieri assecondare...
E' brutto così, è brutto dover dipendere psicologicamente dai genitori..
E' brutto non riuscire a non fare un passo senza il loro consenso...
O forse non è brutto, è che io sono stata abituata diversamente... ho sbattuto la testa di fronte al dolore sin da piccola...
Mia madre, e con lei mio padre, hanno messo mio fratello e me sempre davanti a delle difficoltà, perchè imparassimo DA SOLI a gestire le situazioni, e non perchè non ci volessero bene, anzi... io li ringrazio per questo...
Ricordo ancora un episodio, che scandalizzò molto la parentela... ma che fece crescere e legare tanto un fratello e una sorella...
Era il 1990, un tragico evento, ancora stampato nella mia mente e che non mi abbandonerà mai, colpì la mia famiglia...
Ci ritrovammo dall'oggi al domani .. con uno zio di soli 29 anni che ci fu portato via, non so da chi, anche se so come...
Ricordo il giorno del suo funerale... rigorosamente tutti i nipoti erano stati affidati a parenti varii... si doveva stare lontani dal luogo del funerale, perchè dicevano "i bambini non devono vedere e sentire certe cose"...
Mia madre e mio padre la pensavano diversamente...
Mio zio ci aveva cresciuti me e mio fratello, e quindi dovevamo vedere che era andato via per sempre, non dovevamo illuderci che sarebbe tornato, dalla morte non si torna..
Bene, quel giorno erano le undici del mattino...
Mio fratello 9 anni, io 11.. camminavamo fratello e sorella presi per mano, accanto a noi i nostri genitori...
Ricordo tutto.. mia mamma, 34 anni, era vestita di nero, aveva uno sguardo strano, non c'era odio nei suoi occhi c'era solo sofferenza, rassegnazione forse.. mio padre, 45 anni, nel suo vestito azzurro, con la camicia nera e la barba lunga (fu la prima e ultima volta in vita mia che lo vidi così disperato) invece era turbato, le chiedeva se stessero facendo la cosa giusta... e mia madre rispose: "I nostri figli un giorno ci ringrazieranno per averli messi di fronte alla vita, per non avergli raccontato mai bugie e storielle"...
Camminavamo vicini io e mio fratello... era ottobre...io avevo un vestitino bianco a maniche corte, con le righe gialle e celesti, avevo i sandali bianchi e le calze di filo.
Lui invece aveva un paio di pantaloncini rossi, una maglietta rossa e verde, le scarpe azzurre....
Attraversammo il cancello della casa dei miei nonni...
C'era gente fuori, tutti uomini erano... mio nonno e altri zii... tutti vestiti di nero, con gli occhi gonfissimi, rossi, con le mani nerissime.. Le mani erano nere perchè pochi giorni prima avevano raccolto le noci, e si sa che quelle quando sono verdi macchiano...
Io e mio fratello baciammo il nonno, che disse a mia madre che era una pazza, che ci avrebbe rovinato l'infanzia... ma mia madre rispose che dovevamo imparare ad essere forti, che dovevamo sapere e non vivere nelle menzogne e nelle illusioni...
Dopo aver baciato il nonno, entrammo in casa... c'era un corridoio lungo... io e mio fratello ci tenevamo sempre per mano, la stringevamo forte... ma forte assai... erano due mani sudatissime...
Entrammo in una stanza... c'erano tante donne, tutte vestite di nero... piangevano..
C'era mia nonna che all'epoca aveva 60 anni, anche lei diede della matta a mia madre...
C'era la vedova di mio zio, che di anni ne aveva 22... e poi c'erano un sacco di altre persone...
Mamma prese per mano mio fratello e papà me... ci portarono davanti a una bara di legno chiaro, il legno era tutto lavorato con dei disegni strani, era appoggiata su una base di ferro..
In quella stanza c'era solo quella, e attorno tante donne sedute, che guardavano noi bambini ...
Era la prima volta che vedevamo una cosa del genere...
Non so cosa provasse mio fratello, ma io so che mi sentivo strana, avevo come un peso grande sul cuore e sullo stomaco.. mi faceva male la pancia, mi tremavano le gambe e avevo tanto freddo...
Mia madre ci disse: "Qui dentro c'è lo zio, sarà questa la sua casa per sempre, noi non lo vedremo mai più, ma mi ha promesso che lui, invece, ci guarderà e ci proteggerà"...
Io mi ricordo che mi sedetti per terra, mi misi con le gambe incrociate proprio sotto quella bara di legno chiaro, appoggiai il viso sulle mani e prima pensavo, pensavo, pensavo al perchè lui non uscisse da quella enorme scatole per darci un bacio, poi però iniziai a piangere, avevo capito che non lo avrei rivisto mai più...
Mio fratello invece si strinse alla gonna di mamma e col pollice in bocca piangeva anche lui....
Nonna voleva ci portassero via, ma mamma non volle, disse che saremmo andati via solo nel momento in cui avremmo finito di piangere, e le uniche lacrime da versare erano lì e basta!!!
Così fu, rimanemmo dentro non so quanto...
Ricordo solo che ero seduta a terra a piangere e poi che mi sono svegliata a casa di una zia in piena notte, con mio fratello accanto...
Da quel giorno, la mia vita è cambiata...da quel giorno ho imparato a non aver paura della vita, nè della morte...
Ho imparato a fare tutto da sola, a risolvere da sola i miei problemi...
Io dico grazie ai miei genitori per quel giorno, per quello che ci hanno fatto vedere, per non averci illuso sulla vita, per averci insegnato sin da piccoli, da bambini, che la vita non è solo felicità, ma è anche dolore... e che gli ostacoli non bisogna sorvolarli, o aggirarli, ma bisogna affrontarli e risolverli con coraggio e dignità...
Forse a 26 e 28 anni mio fratello e io siamo più grandi di tanti 40enni che hanno paura di affrontare la vita... forse non tutti sanno che non si deve avere paura di soffrire, perchè dopo il buio arriva SEMPRE un raggio di sole per scaldare i cuori di chi il dolore lo ha conosciuto...

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