giovedì 20 settembre 2007

La medaglia di mio fratello




Mio fratello, come ho più volte scritto in questo blog, ha fatto la missione in Afghanistan.
L'altro giormo, tornando per l'ennesima volta a casa per le ferie (sino al 9 ottobre), ha portato una busta gialla.
Io la volevo aprire, gliel'ho quasi strappata dalle mani, ma lui non me la voleva dare....
Io c'è da dire che sono molto molto molto curiosa e quindi rosicavo come una matta...
Finalmente si è deciso ad aprire questa busta, dove, a parte gli elogi che gli sono stati fatti in mssione, c'era dell'altro.
C'era innanzitutto un foglio, una specie di diploma (di cui allego la foto, con le modifiche per evitare di mettere il nome) con scritto il periodo della missione e il fatto che gli viene data la medaglia, questo diploma, chiamiamolo così, ha tutto intorno disegnate le badiere dei vari paesi nato che partecipano alla missione.
le lingue in cui è scritto sono l'ingelse e il francese...
Devo dire, sinceramente, che mi sono commossa molto nel leggerlo... mi sono venuti i brividi...
Magari per chi non ha vissuto quei momenti, quei mesi lunghissimi, quell'ansia che toglie il fiato, è una cosa normale, per me, invece, che quei momenti li ho vissuti, vedere tutto questo, ha un sapore particolare...
Sarà che forse ha ragione la mia amica Anna che mi dice che sono troppo semplice perchè mi accontento di poco e mi sorprendo e divento felice con poco...
Mah... io sono contenta così.
Andando avanti nell'apertura della busta, c'era dentro una scatola, rettangolare, di colore blu.
Mio fratello la apre e meraviglia delle meraviglie, vedo una cosa che nella mia vita non ho mai visto nè toccato con mano: LA MEDAGLIA.
La medaglia è rotonda, di colore giallo scuro, e con un nastro azzurro e bianco, ha scritto ISAF... dietro c'è scritto: AL SERVIZIO DELLA PACE E DELLA LIBERTA'.
Poi nella scatola c'è anche un nastrino (al quale va aggiunta la bandiera italiana) e una spilla.
Non c'è che dire, emozione grandissima anche nel toccare la medaglia...
E' troppo troppo bella...
Queste sono cose che resteranno per sempre nei cuori di tutti i soldati che hanno offerto i loro sacrifici per gli altri, per i bambini, per i poveri, non dico per la pace....
Perchè la pace, in quei posti là, è solo un'utopia, a dispetto di quanto è scritto dietro la medaglia.


1 commento:

Anonimo ha detto...

E’ giunta l’ora di scrivere un commento, o meglio, una riflessione a questo post, il quale, ad un lettore ignaro del trascorso di questi mesi, appare decisamente una semplice trattazione di una busta arrivata a casa. Con questo non voglio sminuire il post, sprizza genuina semplicità e gioia per altrui componente della famiglia a te molto caro.
In questi mesi ho potuto più volte comprendere i tuoi stati d’animo, che riflettevano talvolta, quelli del tuo caro.
D’altro canto, nei limiti dei mezzi a disposizione, ho cercato di confortarti, ma sta a te dire con quale risultato.
Essendo coinvolto emotivamente probabilmente non riuscirò ad esternare nella sua imparziale completezza, il mio pensiero.

Il pensiero vola alto, talvolta cade in picchiata, l’alternarsi come un onda dei stati d’animo di questo lungo ma, nel contempo, breve periodo mi ha dato spesso da pensare su i “poveri” ragazzi che sono stati inviati lì. Qualcuno sicuramente entusiasta, non tanto per lo scopo, ma per l’innovazione, per la novità e magari per dare sfogo a qualche repressione, altri per scopi ben più onorevoli, per asservire alle proprie mansioni, alle missioni pericolose senza divincolarsi, senza addurre a scuse fisiche o mentali.
Conosco, l’ambiente in cui è stato, anche se per poco, ma altri, simili, li ho frequentati per ben più di qualche giorno.

Le condizioni in cui è stato, come avrà avuto modo di raccontarti, probabilmente sono state filtrate in parte dalla sua etica e dal suo rispetto per Voi, in parte per ordini ricevuti, ma ti posso assicurare che sicuramente erano peggio di quanto riferito. Ciò che ha fatto xxx, lo considero molto di più di una semplice missione umanitaria, di pace o quant’altro è stato scritto di errato o di giusto in merito.

Qui parlo da italiano, da persona che vede i suoi “fratelli” andare, “in giro” per il mondo non discuto sull’etica, discuto soprattutto sul fatto che ci sia la necessità di “inviare” questi ragazzi, di ogni nazionalità, per sedare, aiutare, talvolta interferire, nel mondo.

Tuo fratello, mi rende fiero, agli occhi del mondo, tuo fratello si è sacrificato per noi, tuo fratello ha trepidato, rischiato, ha passato insonne lunghe notti, per me, per te, per noi. La medaglia, l’encomio, ben più importante del riconoscimento stesso, è il coronamento di sacrifici, riconosciuto anche da chi probabilmente non conosce a cosa sono andati effettivamente incontro questi giovani.
Gente che non sa cosa significhi salire su un autocarro, camionetta, autoblindo, con la paura di “saltare”, gente che non sa cosa e per quale motivo sulla medagliette che portano al collo, ci sia scritta la religione professante. Gente che parla, sproloquia, non conoscendo dell’esistenza di persone che in due giorni vanno e tornano da questi posti per fare una guerra elettronica. Questa è gente che dice, “tanto sono pagati”, questo popolino riesce quindi a monetizzare la vita.
Tornando a xxx, è come lo guardassi arrivare alla stazione, si proprio come hanno fatto i tuoi, con le lacrime agli occhi, come un parente, con la voglia di regalargli la luna.
Una medaglia non posso consegnargliela, ma un ringraziamento, fatto con il cuore e con la mente, nessuno mi può vietare di farlo.
Orso